Quando la politica tutela solo sé stessa

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il terzo articolo di Cristiano Fant.
“La strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 è la pietra angolare della protezione della natura nell’UE ed è un elemento chiave del Green Deal europeo”.
Queste parole, tratte dal sito www.consilium.europa.eu appaiono oggi più che mai contraddittorie, finanche ipocrite vista l’attuale politica che la Comunità europea sta riservando nei confronti dell’ambiente naturale e delle specie che lo vivono. Nei siti ufficiali della Comunità europea vengono scritti grandi discorsi sulla tutela ambientale e non potrebbe essere altrimenti perché è ben nota la condizione di salute del pianeta e ciò che dovremmo fare in merito per cercare di limitare i danni (che non sono ormai riparabili) è molto chiaro. Dopo aver dichiarato pubblicamente che la biodiversità sta calando in modo drammatico la UE aveva evidenziato una strategia concernente alcune azioni da realizzare per evitare una ulteriore perdita; qui l’indirizzo di una pagina che esplica in modo chiaro quello che si sarebbe dovuto fare fatto: https://www.consilium.europa.eu/it/policies/biodiversity/).
Queste azioni che andavano dalla “semplice” protezione di aree sensibili sino alla vera e propria creazione di aree protette sembravano un ottimo punto di partenza per tutelare la biodiversità. Purtroppo, negli ultimi tempi la politica europea è cambiata e sembra aver perso completamente l’interesse per queste forme di fondamentale tutela vertendo le proprie scelte al solo scopo di accontentare alcune categorie di cittadini e lobby interessate, con norme fatte “su misura” per soddisfarle.

Appare evidente che le scelte fatte dalla politica europea, supportate e seguite a ruota da quelle del “Belpaese”, hanno intenti ben diversi dalla tutela di ambiente e animali. Il declassamento del lupo ma anche il potenziamento dell’attività venatoria (in termini di liberalizzazione della caccia) e gli aiuti (parliamo di milioni di euro) agli allevamenti intensivi dimostrano che l’attenzione per la biodiversità non è più un tema centrale per la UE, nonostante sia un dovere. È importante anche considerare che, laddove la Comunità Europea non ha intrapreso strade che violano la conservazione della ricchezza naturale presente, ha comunque concesso ad alcuni stati membri di realizzare emendamenti che si pongono il violazione della normativa. Il che a conti fatti non fa alcuna differenza.

La politica europea che intende (ma potremmo usare tranquillamente il passato) tutelare le aree protette, gli habitat terrestri e marini, foreste, impollinatori, aree umide, ecc. si dimostra in contrasto con sé stessa nel momento in cui sostiene l’allevamento intensivo, reo di causare danni ambientali enormi, oramai comprovati in ogni modo e l’abbattimento di specie apicali, necessarie per un ripristino ecologico del territorio.
Il declassamento del lupo, decisione completamente politica e non scientifica verte verso un degrado ambientale che è tipico, quando il predatore non è presente in numero adeguato sul territorio. Ma queste scellerate decisioni non includono solamente il canide bensì anche altre specie come l’orso, il cinghiale, il cervo e molte altre.
Volendo focalizzare la situazione del nostro Paese, va detto che in soli 50 anni siamo riusciti a retrocedere culturalmente e dal punto di vista ambientale, di qualche secolo. Niente male per il paese europeo con la maggiore ricchezza di biodiversità; una ricchezza che sta scemando pian piano grazie ad una politica scriteriata messa in atto negli ultimi anni che pretende di gestire l’ingestibile vale a dire il mondo naturale che abbiamo intorno che non può essere controllato ma solamente distrutto, come stiamo facendo.
Come quasi sempre accade gli interessi personali di pochi prevalgono sul benessere dei molti. Vale per l’ambiente in generale come vale per il lupo, specie fondamentale per l’equilibrio della biodiversità e quindi di ognuno di noi che viene messo alla gogna per accontentare i pochi allevatori e pastori rimasti in Europa. Decisamente la democrazia dovrebbe essere ben altro.

Cristiano Fant: Scrittore, Operatore esperto in Etologia Relazionale, Operatore di Zooantropologia Didattica presso SIUA, esperto di leggi a tutela degli animali.