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Foreste, realtà e clima: un nuovo studio su Science mostra alcune verità sulla mitigazione globale dei cambiamenti climatici

Messa a dimora di alberi nel prato di Scheggino-fondoforestale
Messa a dimora di nuovi alberi nel prato di Scheggino, Fiume Nera (PG). Foto: Fondo Forestale Italiano.

Negli ultimi anni la forestazione è stata spesso presentata come una delle soluzioni “più naturali” e meno controverse alla crisi climatica. Semplice nella narrazione, piantare alberi per assorbire CO2, e potenzialmente efficace su larga scala, questa strategia ha attirato l’attenzione di scienziati, politici e aziende in cerca di soluzioni a basso costo e ad alto impatto. Tuttavia questa visione ottimistica si scontra con una realtà molto più complessa, fatta di limiti fisici, vincoli ecologici e ostacoli politici.

In questo contesto lo studio pubblicato su Science da Wang et al. (2025) rappresenta un punto di svolta. Con rigore analitico e un approccio profondamente ancorato al mondo reale, gli autori ci aiutano a ridefinire cosa la forestazione può (e non può) fare per il clima globale. Ed è proprio in questa operazione di “disincanto costruttivo” che risiede il valore più grande della loro ricerca.

Oltre le stime ottimistiche: cosa mostra davvero lo studio

Wang e i colleghi affrontano con chiarezza una domanda fondamentale: quale reale contributo può dare la forestazione alla mitigazione climatica, se consideriamo le effettive disponibilità di suolo e gli impegni politici esistenti?

1. Il potenziale teorico non basta

Analizzando mappe globali del carbonio del suolo e valutando diversi scenari di uso del territorio, gli autori stimano un potenziale massimo teorico di circa 389 milioni di ettari riforestabili nel mondo. Ma questa cifra non tiene conto di importanti limitazioni:

  • il cambiamento del carbonio del suolo può essere positivo o negativo, e varia a seconda del contesto ecologico;
  • la riforestazione in alcune aree può compromettere risorse idriche o ridurre l’effetto albedo1, contribuendo indirettamente al riscaldamento globale;
  • non tutto il territorio disponibile è effettivamente accessibile o compatibile con la riforestazione, per motivi politici, economici o sociali (per esempio alcune aree forestabili sono attualmente indispensabili per l’agricoltura e quindi per il nutrimento umano).

2. Gli impegni politici attuali sono insufficienti

Se si restringe l’analisi alle aree incluse negli attuali impegni nazionali previsti dall’Accordo di Parigi per il Clima, la superficie potenzialmente disponibile per la forestazione scende a 120 milioni di ettari. In termini di carbonio sequestrabile entro il 2050, si passa da un potenziale massimo di 39,9 PgC a soli 12,5 PgC2, meno di un terzo.

3. Il vero divario: tra possibilità fisiche e volontà politica

Lo studio rivela un disallineamento critico: molti Paesi con un grande potenziale fisico per la forestazione non hanno assunto impegni concreti, mentre altri con piani ambiziosi non dispongono delle aree necessarie. Questo divario tra “potenziale tecnico” e “impegno politico” è oggi uno dei principali ostacoli alla realizzazione di strategie di riforestazione su scala globale.

Una chiamata al pragmatismo ecologico

In un’epoca in cui la comunicazione ambientale rischia spesso di cadere nell’eccesso di promesse o nell’ansia da catastrofe, questo studio ci offre un esempio di rigore e responsabilità scientifica. Le sue conclusioni non sono comode, ma sono necessarie. Se vogliamo davvero costruire strategie efficaci di mitigazione, dobbiamo partire da ciò che è realisticamente possibile, non da ciò che è teoricamente auspicabile.

La forestazione resta una componente utile della lotta climatica, ma non è una bacchetta magica. Solo riconoscendo i suoi limiti possiamo valorizzarne il potenziale.

In conclusione

Affrontare la crisi climatica richiede visione, ma anche realismo. Il contributo di questo studio ci aiuta a costruire quella “visione realistica” senza la quale ogni piano climatico rischia di restare sulla carta. In un’ottica di ridimensionare il ruolo che si vorrebbe dare alla forestazione, più realisticamente associandola ad altre pratiche forestali, la conservazione della qualità e della struttura dei boschi già esistenti gioca un ruolo fondamentale. Il Fondo Forestale Italiano si è dato proprio questo obiettivo.

Per approfondire:

https://www.science.org/doi/10.1126/science.adj6841

  1. Albedo. Una superficie chiara, come una prateria innevata, riesce a riflettere molti raggi solari e a mitigare il riscaldamento del suolo. La stessa prateria, ma coperta di chiome di alberi scure, attrae molto più calore dai raggi del sole. ↩︎
  2. PgC. Petagrammo di Carbonio: 1 petagrammo di carbonio = 1.000.000.000.000 (mille miliardi) di chilogrammi di carbonio. ↩︎

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