C’entrano perché la scienza ha dimostrato che:
Quindi per combattere i cambiamenti climatici, il Fondo Forestale Italiano:
Effettivamente, creare foreste che diventino naturali richiede molti decenni, se non secoli. E’ un tempo talmente lungo che travalica la vita di ciascun essere umano e perfino il normale agire collettivo, i cui confini sono spesso limitati dagli anni fiscali o dalle scadenze elettorali. Per questo motivo, creare foreste sembra un’idea sciocca e ingenua.
Sembra ma non lo è perché, anche se l’uomo non è capace di realizzare nulla su scale temporali di secoli, è la natura che da sola fa crescere e conserva le foreste, quindi l’uomo deve limitarsi a piantarle dove le ha distrutte e, soprattutto, a non toccarle mai più.
Nel mondo attuale dei cambiamenti climatici causati dall’aumento di CO2 in atmosfera, una visione del futuro a lungo termine è ormai indispensabile per cercare di minimizzare i danni già fatti. Poiché per diminuire il CO2 in atmosfera abbiamo a disposizione solo alberi e foreste, ecco l’utilità di una associazione come la nostra che ha una progettualità
Boschi e foreste si conservano per i figli, ma si piantano per i nipoti
L’operato del Fondo Forestale Italiano è quindi un ponte che la nostra generazione costruisce verso le prossime.
SI! Oltre a diminuire la CO2 a livello globale, la creazione di nuove foreste e la conservazione di quelle esistenti hanno conseguenze molto importanti e positive in ambito locale:
Il “Testo unico sulle foreste e sulle filiere forestali” interpreta boschi e foreste quasi esclusivamente come fonti di energia rinnovabile: legna da ardere e biomassa da utilizzare per produrre energia. Questa interpretazione del Testo Unico è corroborata dal fatto che, per conseguire gli obiettivi 2020 in materia di fonti rinnovabili, la legge finanziaria 2018 ha prorogato gli incentivi pubblici a favore degli esercenti di impianti per la produzione di energia elettrica alimentati da biomasse. E’ ovvio che a causa del combinato disposto di Testo Unico e Legge Finanziaria le nostre foreste subiranno una fortissima pressione dai gruppi industriali che vogliono lucrare sugli incentivi.
Le forestazioni del Fondo Forestale Italiano non saranno certo le prime ad essere eseguite in Italia, ma a differenza da quanto avvenuto fino ad oggi, l’associazione:
I punti 1, 2 e 3 differenziano l’operato del FFI rispetto a quanto già fatto da altri in passato e che, spesso, si è limitato alla sola piantagione. Sono infatti migliaia gli ettari rimboscati ma tornati presto brulli a causa dell’assenza di:
Il punto 5 differenzia le attività dell’associazione da quelle svolte per business.
Per ogni terreno di nostro interesse costruiamo un “progetto” operativo sul quale fare convergere fondi attraverso il crowdfunding. Il progetto indica anche tutte le risorse economiche necessarie (acquisto, eventuale sistemazione del terreno, eventuale recinzioni, semina o piantagione).
Se il progetto ottiene il finanziamento necessario, allora passiamo all’acquisto del terreno e alla realizzazione del progetto, se invece dal crowdfunding non raccogliamo sufficienti risorse, possiamo:
Al fine di abbassare la CO2 in atmosfera si possono creare foreste ovunque, non necessariamente in aree metropolitane o in zone dove i terreni sono molto costosi. Il Fondo Forestale Italiano:
E’ l’unico modo per essere certi che nessuno distruggerà in futuro le foreste che vi abbiamo creato. Per lo stesso motivo, non li venderemo mai!
Si, ma solo se ce li danno in comodato o in concessione per un congruo periodo, diciamo almeno 50 anni, abbastanza per evitare speculazioni.
Le nostre foreste sono d’alto fusto e potrebbero essere utilmente tagliate fra non meno di 50 o 100 anni, pertanto il problema del loro taglio non si pone ora e possiamo lasciarle indisturbate ad assorbire il CO2. Saranno i nostri “nipoti” a decidere cosa fare delle nostre foreste, sperando che nel frattempo l’umanità avrà risolto in qualche modo il problema dell’eccesso di CO2 in atmosfera.
In ogni caso anche se volessimo effettuare tagli prima del tempo non potremmo certo produrre legna da ardere, dato che la combustione del legno riporta in atmosfera tutta la CO2 accumulata. Potremmo produrre legname per attività “industriali” come tavole, pali, travi da edilizia, ma non vogliamo farlo perché:
Gli alberi morti hanno un grande valore ecologico essendo fonte di vita per decine e decine di specie di piccoli animali, inoltre sono sempre esistiti nelle foreste, anche quando esse coprivano tutta la terra e la CO2 in atmosfera era meno di ora.
Sappiamo che quando un albero muore si trasforma in necromassa che viene poi decomposta rimettendo lentamente in circolo l’anidride carbonica, però le nostre foreste sono d’alto fusto e gli alberi inizieranno a morire non prima di 50 o 100 anni, quindi la restituzione dell’anidride carbonica inizierà allora. E non è detto che sarà un problema per i nostri “nipoti” poiché nel frattempo l’umanità avrà risolto in qualche modo il problema dell’eccesso di CO2 in atmosfera.
Non terremo il bosco “pulito” come molti intendono, perché il FFI vuole creare boschi naturali, lasciati alla loro libera evoluzione, non “fabbriche” di alberi tutti allineati e coperti come tanti soldatini, alberi che spuntano su un terreno pulito, senza sottobosco. Il sottobosco è infatti una parte importantissima dell’ecosistema forestale, si pensi alla flora e alla fauna che contiene ed alimenta, quindi vogliamo lasciarlo alla sua libera evoluzione naturale, al pari degli alberi.
La gran parte dei tecnici e degli scienziati forestali (e anche il comune sentire delle persone) ritiene rarissimo che in Italia un bosco bruci per autocombustione. Se non è autocombustione, allora la causa dei tanti incendi che ogni estate imperversano è l’uomo: atti colposi (ossia senza volontà, come ad esempio la famosa “cicca di sigaretta”) o atti volontari.
Per ridurre al minimo i rischi di incendi causati intenzionalmente dall’uomo, il FFI sceglie terreni sui quali non ricadono mire “economiche” di alcun tipo (pastorizia, edilizia, …) e attiva collaborazioni sul territorio con i Comuni e le associazioni locali in modo che il nuovo bosco sia accettato “socialmente”. Inoltre le sezioni locali del FFI si relazionano con studenti, scout ed altre associazioni al fine di operare un monitoraggio del loro bosco.
Per minimizzare i rischi di propagazione degli incendi (qualunque ne sia la causa) piantiamo gli alberi più resistenti al fuoco, tra quelli adatti al territorio. Nella scelta siamo guidati dal nostro Comitato Scientifico che ci indica anche tutte le azioni utili al nostro scopo previste dalla scienza, dalle pratiche forestali e dal buon senso. Ad esempio, lungo i perimetri dei nostri boschi lasciamo strade tagliafuoco che puliamo regolarmente.
E’ un argomento che merita una pagina a se stante.
Mai! vogliamo diminuire la CO2 in atmosfera, non compensare le attività di chi la produce.
Ci affidiamo al 5 per mille di chi crede nel nostro progetto, alle quote dei nostri soci, alle donazioni (in denaro o terreni), e ai legati testamentari. Inoltre partecipiamo a progetti nazionali e internazionali relativi alla lotta ai cambiamenti climatici, alla desertificazione e al dissesto idrogeologico.
Il Fondo Forestale Italiano ONLUS è una associazione unica nel suo genere, non solo perché crea nuove foreste e protegge quelle esistenti, ma anche perché ha codificato nel proprio Statuto i seguenti obblighi e divieti che osserva rigidamente a tutela dell’ambiente, dei donatori e dello spirito no-profit:
L’impossibilità di generare profitti, da un lato rende l’associazione certamente no-profit, ma dall’altro la rende dipendente da finanziamenti esterni. Infatti l’associazione può agire solo nella misura in cui le sue attività sono finanziate da quote sociali, erogazioni liberali, donazioni, legati testamentari, sponsorizzazioni e partecipazioni a bandi nazionali ed europei.
La legge prevede che tutti i terreni verranno dati a ONLUS/ETS aventi scopi simili
Certamente! Le nostre foreste saranno habitat naturale e ideale per un gran numero di animali e piante. Ovviamente sarà possibile reintrodurvi specie che un tempo erano autoctone, ma che sono ormai scomparse per mancanza del loro habitat naturale. La mancanza di tagli periodici aiuterà lo stabilirsi di una fauna stanziale nei nostri boschi. L’associazione metterà in atto tutte le azioni necessarie affinché gli animali introdotti non causino danni all’economia della zona circostante. La reintroduzione della fauna porterà ad un ulteriore arricchimento biologico del territorio e avrà ricadute positive sul turismo naturalistico.
Quando possibile sceglieremo i terreni in modo che le nostre foreste siano “corridoi ecologici” tra foreste esistenti. In questo modo allargheremo lo spazio vitale di specie animali già presenti, in particolare quelle medio grandi che necessitano di spazi maggiori.
Saranno rapporti di amicizia e collaborazione. Sinergie e ampi spazi di collaborazione sono possibili con tutte le associazioni ambientaliste, dalle maggiori a livello internazionale alle più piccole a livello locale.
Il Fondo Forestale Italiano non è un’associazione scientifica, ma un associazione ambientalista che usa i più moderni metodi offerti dalla scienza e dalla pratica forestale.
Pertanto contiamo di avere intensi e continuativi rapporti con l’ambito accademico e professionale e, una volta a pieno regime, potremo finanziare borse di studio e dottorati di ricerca, magari svolti sui nostri terreni.
Inizialmente dovremo pagare qualche ditta, ma vogliamo creare un volontariato ambientale diffuso sul territorio che ci aiuti a piantare e custodire le foreste.
© 2018-2023 fondazione Fondo Forestale Italiano ETS - via Traversini,7 00062 Bracciano (RM) - CF 91030740608
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