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FONDO FORESTALE ITALIANO

Principi & FAQ

FFI si attiene a dei rigidi princìpi che, essendo scritti nello statuto sono ineludibili.

Il Fondo Forestale Italiano è una fondazione ETS senza fini di lucro apolitica, apartitica e aconfessionale.

Scopo della fondazione è proteggere la biodiversità e contrastare cause ed effetti dei cambiamenti climatici mediante attività di forestazione e di conservazione dei boschi.

La fondazione mantiene le foreste, sia quelle create sia
quelle acquisite, nel loro status naturale con l’ambizione
di non effettuare tagli o altri interventi di manomissione
delle dinamiche naturali. Tagli a scopo commerciale non sono
ammessi. Tagli non destrutturanti e limitati allo stretto necessario possono essere eccezionalmente effettuati, ove questo sia previsto dal piano di gestione o per motivi di sicurezza, sempre che ciò non diminuisca la struttura forestale e il livello di naturalità. Tali tagli devono
essere preventivamente approvati dal Comitato Scientifico dell'Associazione.

La fondazione riconosce l’importanza dei terreni cosiddetti abbandonati o in
successione secondaria e pertanto dichiara che i propri terreni non sono mai da considerarsi abbandonati nella sostanza, poiché volutamente gestiti favorendo la libera evoluzione delle dinamiche naturali a vantaggio dell’ambiente e della ricerca scientifica, per l’educazione e la formazione ambientale, per l’estetica, per la qualità e la sicurezza del territorio, per la salvaguardia della memoria storico-culturale e per
promuovere la qualità della vita umana. Questo anche ove possa apparire o riscontrarsi una qualsiasi forma di abbandono prevista o  definibile in base a leggi e normative vigenti.

La fondazione acquista i fondi da forestare o li riceve da donazioni e legati testamentari. I fondi, forestati o meno, in qualsiasi modo acquisiti, sono inalienabili.

In caso di liquidazione della fondazione tutti i suoi beni mobili ed immobili vengono ceduti ad associazione o fondazione no profit con scopi simili, secondo quanto prevede la legge.

C’entrano perché la scienza ha dimostrato che:

  • i cambiamenti climatici sono causati dall’eccessivo aumento di  CO2 (anidride carbonica)  in atmosfera;
  • le piante sottraggono CO2 all’atmosfera accumulandola nel legno in crescita;
  • la CO2 accumulata nel legno viene restituita all’atmosfera quando il legno si decompone o viene bruciato.

Quindi per combattere i cambiamenti climatici, il Fondo Forestale Italiano:

  • crea foreste d’alto fusto, perché i loro alberi vivono e sottraggono CO2 all’atmosfera per centinaia di anni. E conserva quelle già esistenti;
  • mantiene intatte le foreste e non vi esegue tagli a scopo economico, per non rischiare che la CO2 accumulata nel legname torni in atmosfera. Gli unici tagli saranno quelli eventualmente necessari alla sopravvivenza delle foreste;
  • crea le foreste in terreni di cui ha la piena proprietà o il comodato, per difenderle da qualsiasi speculazione;
  • non cede e non vende i propri terreni.

Effettivamente, creare foreste che diventino naturali richiede molti decenni, se non secoli. E’ un tempo talmente lungo che travalica la vita di ciascun essere umano e perfino il normale agire collettivo, i cui confini sono spesso limitati dagli anni fiscali o dalle scadenze elettorali. Per questo motivo, creare foreste sembra un’idea sciocca e ingenua.

Sembra ma non lo è perché, anche se l’uomo non è capace di realizzare nulla su scale temporali di secoli, è la natura che da sola fa crescere e conserva le foreste, quindi l’uomo deve limitarsi a piantarle dove le ha distrutte e, soprattutto, a non toccarle mai più.

Nel mondo attuale dei cambiamenti climatici causati dall’aumento di CO2 in atmosfera, una visione del futuro a lungo termine è ormai indispensabile per cercare di minimizzare i danni già fatti. Poiché per diminuire il CO2 in atmosfera abbiamo a disposizione solo alberi e foreste, ecco l’utilità di una associazione come la nostra che ha una progettualità

  • nel tempo perché l’associazione non solo pianta o mette a dimora le piantine, ma se ne prende cura e le protegge nel tempo.
  • nello spazio perché l’intero territorio nazionale è ricco di terreni che possono essere forestati ex novo non essendo più utilizzati per l’agricoltura o l’allevamento. Inoltre non ci sono motivi per cui il progetto non debba prendere piede anche all’estero.

Boschi e foreste si conservano per i figli, ma si piantano per i nipoti
 L’operato del Fondo Forestale Italiano è quindi un ponte che la nostra generazione costruisce verso le prossime.

SI! Oltre a diminuire la CO2 a livello globale, la creazione di nuove foreste e la conservazione di quelle esistenti hanno conseguenze molto importanti e positive in ambito locale:

  • conserva l’umidità del terreno, contrastando la desertificazione, fenomeno direttamente conseguente ai cambiamenti climatici;
  • aumenta la stabilità dei terreni nei confronti di valanghe e inondazioni, fenomeni sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici;
  • rende possibile il ripopolamento di specie vegetali e animali a rischio di sopravvivenza o addirittura non più presenti;
  • aiuta lo sviluppo delle scienze naturali perché i terreni forestati saranno un enorme laboratorio per gli scienziati che potranno eseguirci una gran mole di studi, non solo in ambito botanico-forestale ma anche naturalistico ed ecologico in senso lato;
  • aumenta la bellezza del territorio, rendendo possibili attività economiche di grande valore collegate al turismo;
  • ha un impatto positivo sulle economie locali in quanto richiede attività sul terreno che impiegano persone e materiali.

Il “Testo unico sulle foreste e sulle filiere forestali” interpreta boschi e foreste quasi esclusivamente come fonti di energia rinnovabile: legna da ardere e biomassa da utilizzare per produrre energia. Questa interpretazione del Testo Unico è corroborata dal fatto che, per conseguire gli obiettivi 2020 in materia di fonti rinnovabili, la legge finanziaria 2018 ha prorogato gli incentivi pubblici a favore degli esercenti di impianti per la produzione di energia elettrica alimentati da biomasse. E’ ovvio che a causa del combinato disposto di Testo Unico e Legge Finanziaria le nostre foreste subiranno una fortissima pressione dai gruppi industriali che vogliono lucrare sugli incentivi.   

Le forestazioni del Fondo Forestale Italiano non saranno certo le prime ad essere  eseguite in Italia, ma a differenza da quanto avvenuto fino ad oggi, l’associazione:

  1. possiede e non cede mai i terreni che foresta. Può creare foreste anche su terreni ricevuti in comodato, ma solo se il comodato è per almeno 50 anni;
  2. non si limita a piantare o seminare ma si prende cura dello sviluppo delle piantine almeno fino a quando non saranno autosufficienti dal punto di vista idrico;
  3. continua a proteggere e difendere dal fuoco e dalle speculazioni le sue foreste per sempre;
  4. si propone di attivare sul territorio un volontariato che segua lo sviluppo delle locali foreste e ne controlli lo stato nel tempo, specie in attività anti incendio.
  5. non lucra sulle foreste e si impegna ad effettuare solo ed esclusivamente i tagli che saranno necessari al sano sviluppo delle foreste. Questo anche per non danneggiare la fauna nel frattempo insediatasi;

I punti 1, 2 e 3 differenziano l’operato del FFI rispetto a quanto già fatto da altri in passato e che, spesso, si è limitato alla sola piantagione. Sono infatti migliaia gli ettari rimboscati ma tornati presto brulli a causa dell’assenza di:

  • cure precedenti la piantumazione, come la protezione individuale delle piantine o la recinzione contro i cinghiali;
  • cure successive, come il controllo degli arbusti e l’irrigazione;
  • prevenzione anti incendio.

Il punto 5 differenzia le attività dell’associazione da quelle svolte per business.

Per ogni terreno di nostro interesse costruiamo un “progetto” operativo sul quale fare convergere fondi attraverso il crowdfunding. Il progetto indica anche tutte le risorse economiche necessarie (acquisto, eventuale sistemazione del terreno, eventuale recinzioni, semina o piantagione).

Se il progetto ottiene il finanziamento necessario, allora passiamo all’acquisto del terreno e alla realizzazione del progetto, se invece dal crowdfunding non raccogliamo sufficienti risorse, possiamo:

  1. utilizzare eventuali risorse economiche già in nostro possesso, magari ottenute da sponsorizzazioni o lasciti;
  2. fare un acquisto parziale del terreno;
  3. abbandonare il progetto.

Al fine di abbassare la CO2 in atmosfera si possono creare foreste ovunque, non necessariamente in aree metropolitane o in zone dove i terreni sono molto costosi. Quindi il Fondo Forestale Italiano acquisisce solo terreni che hanno i seguenti requisiti (altri se ne possono aggiungere):

  • vi insistono tutte le condizione per creare foreste, secondo il giudizio tecnico dei nostri esperti;
  • sono accessibili ai mezzi meccanici, ma sono lontano da strade di transito per evitare il rischio di incendi colposi;
  • possono essere recintati per impedire agli animali selvatici di danneggiare le piantine;
  • non vi si esercita ne la caccia ne la pastorizia e non sono appetibili per scopi edilizi (a meno che nelle vicinanze ci sia già una sede del FFI ce possa controllare la situazione);

 

Il FFI 

  • preferisce  acquisire terreni che ricadono in aree montane, per non pagare l’IMU.
  • procede ad acquisti di terreno e a forestazioni senza mai eccedere le disponibilità economiche, tenendo conto degli impegni di spesa presi con le precedenti forestazioni che devono essere seguite per almeno 4 anni;
  • non vende mai i propri terreni, ne quelli avuti come lascito ne quelli acquistati.
 

E’ l’unico modo per essere certi  che nessuno distruggerà in futuro le foreste che vi abbiamo creato. Per lo stesso motivo, non li venderemo mai!

Si, ma solo se ce li danno in comodato o in concessione per un congruo periodo, diciamo almeno 50 anni, abbastanza per evitare speculazioni.

Le nostre foreste sono d’alto fusto e potrebbero essere utilmente tagliate fra non meno di 50 o 100 anni, pertanto il problema del loro taglio non si pone ora e possiamo lasciarle indisturbate ad assorbire il CO2. Saranno i nostri “nipoti” a decidere cosa fare delle nostre foreste, sperando che  nel frattempo l’umanità avrà risolto in qualche modo il problema dell’eccesso di CO2 in atmosfera.

In ogni caso anche se volessimo effettuare tagli prima del tempo non potremmo certo produrre legna da ardere, dato che la combustione del legno riporta in atmosfera tutta la CO2 accumulata. Potremmo produrre legname per attività “industriali” come tavole, pali, travi da edilizia, ma non vogliamo farlo perché:

  • vogliamo preservare l’aspetto biologico e naturalistico delle foreste e non potremmo farlo sottoponendole a tagli a scopo economico;
  • vogliamo combattere i cambiamenti climatici, non fare affari;
  • chi dona soldi o terreni al FFI deve essere certo di fare beneficenza a un ente no-profit e non di aiutare una azienda commerciale che pianta alberi per poi tagliarli.

Gli alberi morti hanno un grande valore ecologico essendo fonte di vita per decine e decine di specie di piccoli animali, inoltre sono sempre esistiti nelle foreste, anche quando esse coprivano tutta la terra e la CO2  in atmosfera era meno di ora.

Sappiamo che quando un albero muore si trasforma in necromassa che viene poi decomposta rimettendo lentamente in circolo l’anidride carbonica,  però le nostre foreste sono d’alto fusto e gli alberi inizieranno a morire non prima di 50 o 100 anni, quindi la restituzione dell’anidride carbonica inizierà allora. E non è detto che sarà un problema per i nostri “nipoti” poiché nel frattempo l’umanità avrà risolto in qualche modo il problema dell’eccesso di CO2 in atmosfera.

Non terremo il bosco “pulito” come molti intendono, perché il FFI  vuole creare boschi naturali, lasciati alla loro libera evoluzione, non “fabbriche” di alberi tutti allineati e coperti come tanti soldatini, alberi che spuntano su un terreno pulito, senza sottobosco. Il sottobosco è infatti una parte importantissima dell’ecosistema forestale, si pensi alla flora e alla fauna che contiene ed alimenta,  quindi vogliamo lasciarlo alla sua libera evoluzione naturale, al pari degli alberi.

La gran parte dei tecnici e degli scienziati forestali (e anche il comune sentire delle persone) ritiene rarissimo che in Italia un bosco bruci per autocombustione. Se non è autocombustione, allora la causa dei tanti incendi che ogni estate imperversano è l’uomo: atti colposi (ossia senza volontà, come ad esempio la famosa “cicca di sigaretta”) o atti volontari.

Per ridurre al minimo i rischi di incendi causati intenzionalmente dall’uomo, il FFI sceglie terreni sui quali non ricadono mire “economiche” di alcun tipo (pastorizia, edilizia, …) e attiva collaborazioni sul territorio con i Comuni e le associazioni locali in modo che il nuovo bosco sia accettato “socialmente”. Inoltre le sezioni locali del FFI si relazionano con  studenti, scout ed altre associazioni al fine di operare un monitoraggio del loro bosco.

Per minimizzare i rischi di propagazione degli incendi (qualunque ne sia la causa) piantiamo gli alberi più resistenti al fuoco, tra quelli adatti al territorio. Nella scelta siamo guidati dal nostro Comitato Scientifico che ci indica anche tutte le azioni utili al nostro scopo previste dalla scienza, dalle pratiche forestali e dal buon senso. Ad esempio, lungo i perimetri dei nostri boschi lasciamo strade tagliafuoco che puliamo regolarmente.

Mai! vogliamo diminuire la CO2 in atmosfera, non compensare le  attività di chi la produce.

Ci affidiamo al 5 per mille di chi crede nel nostro progetto, alle quote dei nostri soci, alle donazioni (in denaro o terreni), e ai legati testamentari.  Inoltre partecipiamo a progetti nazionali e internazionali relativi alla lotta ai cambiamenti climatici, alla desertificazione e al dissesto idrogeologico.

Il Fondo Forestale Italiano ONLUS è una associazione unica nel suo genere, non solo perché crea nuove foreste e protegge quelle esistenti, ma anche perché ha codificato nel proprio Statuto i seguenti obblighi e divieti che osserva rigidamente a tutela dell’ambiente, dei donatori e dello spirito no-profit:

  1. obbligo di creare foreste su terreni di cui abbia acquisito la proprietà.
    La proprietà è necessaria perché solo grazie ad essa l’associazione potrà garantire nel tempo la protezione ai boschi che crea. Se avere la proprietà del terreno non è legalmente possibile, l’associazione può accontentarsi di averlo in comodato per molti decenni.
  2. obbligo di mantenere le foreste nel loro stato naturale cercando di non effettuare tagli o altri interventi di manomissione delle dinamiche naturali.
  3. divieto di tagliare alberi a scopo commerciale.
  4. divieto di cedere i terreni.
    I boschi creati o acquisiti non saranno mai lasciati alla mercé di altri.
  5. divieto di cedere quote di CO2.
    Se le cedessimo permetteremmo ad altri di immettere in atmosfera tanta CO2 quanta quella assorbita dai nostri boschi. Avremmo vantaggi economici ma vanificheremmo la nostra lotta ai cambiamenti climatici.

L’impossibilità di generare profitti, da un lato rende l’associazione certamente no-profit, ma dall’altro la rende dipendente da finanziamenti esterni. Infatti l’associazione può agire solo nella misura in cui le sue attività sono finanziate da quote sociali, erogazioni liberali, donazioni, legati testamentari, sponsorizzazioni e partecipazioni a bandi nazionali ed europei.

La legge prevede che tutti i terreni verranno dati a ONLUS/ETS aventi scopi simili

  • per quanto riguarda il CO2 a livello globale, siamo consapevoli che il nostro contributo sarà piccolo. Siamo però certi che il nostro esempio sarà seguito da altri, in tutto il mondo;
  • per quanto riguarda la mitigazione a scala locale degli effetti dei cambiamenti climatici, possiamo incidere parecchio. Tutto dipenderà dall’estensione delle aree che saremo in grado di forestare.

Certamente! Le nostre foreste saranno habitat naturale e ideale per un gran numero di animali e piante. Ovviamente sarà possibile reintrodurvi specie che un tempo erano autoctone, ma che sono ormai scomparse per mancanza del loro habitat naturale. La mancanza di tagli periodici aiuterà lo stabilirsi di una fauna stanziale nei nostri boschi. L’associazione metterà in atto tutte le azioni necessarie affinché gli animali introdotti non causino danni all’economia della zona  circostante. La reintroduzione della fauna porterà ad un ulteriore arricchimento biologico del territorio e avrà ricadute positive sul turismo naturalistico.

Quando possibile sceglieremo i terreni in modo che le nostre foreste siano “corridoi ecologici” tra foreste esistenti. In questo modo allargheremo lo spazio vitale di specie animali già presenti, in particolare quelle medio grandi che necessitano di spazi maggiori.

  • Appena possibile attiveremo collegamenti con scuole al fine di diffondere la cultura del FFI;
  • Creeremo una rete di volontariato locale che ci dia una mano nel controllo delle foreste, specialmente nel campo del avvistamento precoce di incendi.

Saranno rapporti di amicizia e collaborazione. Sinergie e ampi spazi di collaborazione sono possibili con tutte le associazioni ambientaliste, dalle maggiori a livello internazionale alle più piccole a livello locale.

Il Fondo Forestale Italiano non è un’associazione scientifica, ma un associazione  ambientalista che usa i più moderni metodi offerti dalla scienza e dalla pratica forestale.

Pertanto contiamo di avere intensi e continuativi rapporti con l’ambito accademico e professionale e, una volta a pieno regime, potremo finanziare borse di studio e dottorati di ricerca, magari svolti sui nostri terreni.

Piantare con sucesso alberi, migliaia di alberi, non è cosa facile, quindi ci rivolgiamo a ditte professioniste.