COD: A0016
Comprare 90 ettari di bosco abbandonato: una scelta per domani
Ho acquistato nel gennaio del 2023 un fondo agricolo di 124 ettari, di cui 90 ettari di bosco. Lo scopo è di gestirlo assieme al mio compagno nella speranza che diventi un giorno un bosco ricco di biodiversità e con alberi ad alto fusto.
Il terreno è una lunga striscia di terreno che parte da 400 metri di altitudine per arrivare a 800 metri. In mezzo a questa striscia c’è un altipiano con un bellissimo panorama: si vede il borgo di Montegabbione e tante colline intorno. Si tratta di un fondo agricolo abbandonato da 20 anni dove oltre al bosco c’erano seminativi e pascoli arborati.
Ad oggi quel bosco non è per niente bello.
Un’ampia zona è dominata da pini d’Aleppo. Sono stati piantati nell’ambito di iniziative di rimboschimento fatte male, nel dopo guerra. Sono troppo fitti e hanno tutti la stessa età. Il sottobosco è molto povero, ci si vedono piccolissime querce che stentano a crescere. I pini sono adesso in fine di vita vegetativa e stanno morendo in piedi tutti insieme.
In un'altra zona, scoscesa, c’è un cosiddetto “bosco ceduo”: alberi tutti della stessa specie e della stessa età coltivati per produrre legna. Nei boschi cedui, gli alberi sono tagliati ogni 15-30 anni. Nuovi alberi tutti uguali ricrescono da piccoli rami che si sviluppano alla base dei ceppi che rimangono (i polloni). Nel nostro caso, a circa 15 anni dall’ultimo taglio, si può vedere un sottobosco tipico da bosco ceduo, poverissimo.
Lì dove invece ti si apre il cuore è nella zona in cui, in mezzo ai rovi, scopri alcune querce secolari. Sotto di loro ci sono alberelli vari con i quali dobbiamo ancora fare conoscenza anche perché non ne conosciamo neanche il nome!
Perché comprare un bosco del genere? Per tanti motivi.
Che interventi faremo sul bosco?
Né io né il mio compagno abbiamo competenze in tema di bosco! Magari in questo testo abbiamo pure scritto stupidaggini che correggeremo man mano che avremo acquisito più conoscenze. Vogliamo ridurre al minimo il rischio di errori e quindi chiederemo ad un dottore agro-forestale di stilare un piano di gestione forestale del bosco. Ci hanno già detto che gran parte del lavoro sarà semplicemente lasciare che il bosco cresca da solo! Saranno effettuati lavori per mettere in sicurezza il bosco rispetto agli incendi. Piano piano saranno estirpati i pini d’Aleppo che stanno morendo, in modo da lasciare crescere una varietà di altri alberi locali. Gli alberi non saranno tagliati per motivi commerciali ma il legno tagliato sarà utilizzato da noi, regalato o venduto, nella misura del possibile anche come materiale di costruzione.
Come siamo arrivati al Fondo Forestale Italiano?
Semplicemente girando su internet alla ricerca di idee per sequestrare CO2 tramite gli alberi. Abbiamo letto la motivazione di uno dei soci del Fondo Forestale Italiano che ha comprato un terreno abbandonato in Abruzzo e lo ha affiliato al Fondo Forestale Italiano. Abbiamo visto che anche lui era stato ispirato dal libro di Giono “L’uomo che piantava alberi” e dal documentario di Sebastião Salgado “Il sale della terra”.
Allora abbiamo capito che eravamo arrivati nel posto giusto e abbiamo deciso di affiliare questo bosco.
Il FFI costituisce una Rete nazionale di proprietà private gestite dai rispettivi proprietari nell’ottica di conservare le risorse forestali rispettando dinamiche evolutive naturali e custodendo la biodiversità.
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La fondazione Fondo Forestale Italiano preserva la biodiversità conservando e creando boschi su terreni di cui acquisisce la proprietà. Tutti i boschi sono lasciati nel loro stato naturale, senza tagli a scopo economico.