
Nel corso degli ultimi anni, il Canada è stato teatro di incendi boschivi di intensità e frequenza senza precedenti. Le primavere secche del 2023, del 2024 e ora del 2025 hanno segnato picchi storici, con fiamme che hanno devastato milioni di ettari di foresta boreale, in varie parti del Paese. Questa volta, oltre ai danni locali, le conseguenze degli incendi si sono fatte sentire a migliaia di chilometri di distanza con l’arrivo della nube di polveri sottili (PM10) in Europa, in particolare sulla già inquinata Pianura Padana. Ebbene quella che stiamo vedendo alla finestra non è l’ormai frequente sabbia del Sahara che arriva con l’alta pressione africana, bensì pulviscolo proveniente dagli incendi in Canada.
Il legame con il cambiamento climatico
Il riscaldamento globale sta modificando radicalmente le condizioni ambientali delle foreste canadesi. L’innalzamento delle temperature, unito a periodi sempre più prolungati di siccità primaverile e a inverni meno rigidi, rendono le foreste molto più vulnerabili. La siccità e i venti forti prosciugano il sottobosco, trasformandolo in un combustibile perfetto per le fiamme.
La crisi climatica, che si esprime in Canada con la siccità, non solo aumenta la probabilità degli incendi, ma ne amplifica anche l’intensità. I roghi diventano più estesi e più difficili da contenere, rilasciando nell’atmosfera enormi quantità di anidride carbonica, contribuendo così a un circolo vizioso che aggrava ulteriormente il riscaldamento globale.
Fumo e polveri sottili: dalla foresta canadese alla Pianura Padana
Le particelle fini emesse dagli incendi – in particolare PM10 e PM2.5 – possono percorrere distanze impressionanti spinte dai venti in quota. Nei giorni successivi agli incendi canadesi di fine maggio 2025, modelli atmosferici hanno tracciato la nube di particolato che ha attraversato l’Atlantico, raggiungendo l’Europa occidentale e depositandosi ora anche sull’Italia centro-settentrionale.
La Pianura Padana, già una delle aree più inquinate d’Europa a causa della sua conformazione geografica e dell’alta densità industriale e di traffico, ha visto peggiorare ulteriormente la qualità dell’aria. Le concentrazioni di PM10 sono salite oltre i limiti, aggravando i rischi per la salute pubblica, soprattutto per bambini, anziani e persone con patologie respiratorie.
Difficoltà di adattamento e impreparazione
Questo episodio dimostra quanto il cambiamento climatico sia ormai una questione interconnessa e globale. Non esiste più una “distanza di sicurezza” tra l’origine del problema e i suoi effetti. Tuttavia, le politiche di adattamento faticano a tenere il passo anche nelle aree più ricche del globo.
Un futuro di interconnessioni
L’arrivo del particolato canadese sull’Italia è solo un esempio delle catene di impatto che la crisi climatica può innescare. Incendi, desertificazione, inondazioni e migrazioni climatiche sono fenomeni che non conoscono confini e che richiedono risposte coordinate, preventive e scientificamente fondate. Con la conservazione dei boschi il Fondo Forestale Italiano prova ad andare in questa direzione.
