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tanto per quantificare

(per favore chiunque riscontri dati o calcoli errati me lo comunichi affinchè io possa correggere il testo)

Bruciando 150 mc di legna di castagno (ottenibili da un ettaro di bosco di media produttività) si immettono in atmosfera circa 137 tonnellate di CO2 (vedi Calcoli CO2 più sotto). Tale quantità corrisponde alla CO2 prodotta da nove Fiat Punto 1.2 che percorrono ciascuna 100.000 Km (vedi  il calcolatore dell’impronta di CO2)

Ad essere precisi, nel computo della CO2 andrebbe considerata anche quella prodotta da tutte le attività svolte per ottenere la biomassa forestale: motoseghe che tagliano, mezzi meccanici che effettuano l’esbosco, macchine che fanno la cippatura e, infine, automezzi che trasportano il legno alla centrale elettrica.

Dall’appalto del taglio dell’ettaro di bosco di cui sopra, il proprietario (privato cittadino, Comune, Comunità Montana, Università Agraria) al massimo riceve 1600 € (vedi i calcoli economici in fondo alla pagina).

Poiché il prossimo taglio sarà tra 20 anni, il ricavo annuale per il proprietario del bosco sarà di 1600€ / 20 = 80 €.

Vale la pena di distruggere un bosco di un ettaro per ricavare 80 € l’anno? 

Calcoli CO2

  • La produttività dei boschi cedui varia in funzione della specie, della zona e da altri fattori. Una buona produttività per il castagno è indicata in letteratura come 150 mc/ha
  • Il peso specifico del legno varia in funzione della specie e dell’umidità. Per il castagno stagionato più anni (contenuto idrico w=12%)  il peso specifico è indicato in letteratura come 580 Kg/mc
  • Il contenuto in Carbonio del legno  varia in funzione della specie e del contenuto idrico. Il legno secco (anidro) è indicato in letteratura essere mediamente composto per il 50% da carbonio (C).
  • Nel legno stagionato con contenuto idrico del 12% c’è un 12% di acqua e quindi la parte legnosa si riduce al 1-0.12 = 0.88 = 88%. Quindi tale legno ha un contenuto in Carbonio del 50%*88% = 44%
  • 1 Kg di Carbonio nella combustione (completa) produce 3.6 Kg di CO (interviene l’ossigeno!)  Infatti il peso atomico di un atomo di Carbonio è 12 e di Ossigeno è 16, quindi il peso atomico di CO2 è 12 + 16*2 = 44. Ciò significa che la quantità di CO2 può essere calcolata conoscendo quella del Carbonio moltiplicandola per 44/12=3.6
  • 1 Kg di legno con contenuto idrico w=12% nella combustione completa produce 3.6*44% =  1.58 Kg di CO

Quindi la quantità di COemessa nella combustione del legno di castagno prodotto in un ettaro e stagionato più anni (u=15%) si calcola così:  150 mc/ha * 580 Kg/mc  * 1.58 = 137.4 tonnellate di CO

Calcoli economici

  • prezzo di mercato al dettaglio della legna di castagno consegnata a casa nel 2018 = 8€ / q
  • prezzo di mercato al dettaglio  di tutta la legna ottenuta dall’ettaro di bosco consegnata a casa= 150 mc/ha * 580 Kg/mc  * 8€ = 6960€
  • in letteratura le spese di taglio sono quantificate (2017) in  5 € /q in totale
  • spese di taglio di tutto l’ettaro di castagneto= 150 mc/ha * 580 Kg/mc  * 5€ /100 = 4350€
  • guadagno della ditta appaltante sull’intero ettaro = 1000€

Quindi la cifra massima che il proprietario del bosco può  ottenere appaltando il taglio dell’ettaro di castagneto è  di 6960€ – 4350€ -1000€ = 1610€


Questo articolo ha URL breve https://tinyurl.com/sz98e27

6 Responses

  1. buongiorno, ho diversi ettari di bosco ceduo nelle Marche, un taglialegna mi ha proposto il taglio bosco, cosa che io non vorrei fare assolutamente.
    Mio marito mi dice che per le sue conoscenze il bosco va periodicamente pulito, perchè altrimenti soffoca….
    anche io credo di più in Madre Natura che nell’uomo, voi cosa mi consigliate di fare?

  2. Buongiorno ,
    sono un proprietario di bosco ceduo di castagno, e trovo parecchie imperfezioni nei calcoli di prezzo e produzione di un ettaro di castagno, ignoro i calcoli di CO2,
    premetto che mi reputo un ecologista, sono attento a molteplici aspetti, e ai miei consumi, credo che i boschi che gestisco sono sostenibili, sono delle coltivazioni impiantate , purtroppo a scapito dei boschi originari, circa 500 anni fà.
    Sono alla ricerca di un ente o associazione al quale un giorno lasciare questi boschi.
    Un po di numeri , che derivano da quel poco di esperienza che ho , e dal campo.
    Ovviamente i prezzi di questo articolo sono da aggiornare , visto che dal 2019 ci sono state parecchie variazioni , di richiesta e di mercato, e i prezzi sono in continua ascesa, dati risalenti alla stagione boschiva 2021/2022, ( numeri derivanti da un taglio da me effettuato)
    1 ettaro di castagno , eta 30 anni , ha prodotto 2800 quintali , di cui , all incirca 15/20% destinato a legna da ardere, il restante a materiale da lavoro ( pali, trevi..etc)
    ho effettuato il taglio e l accatastamento con terzisti, tolte le spese , il mio guadagno è stato di circa 18.000euro a ettaro. Vendendo il bosco in piedi , avrei guadagnato all’incirca 10.000 euro . Ovviamente ogni bosco e diverso , e cosi il suo prezzo.
    2021/2022 prezzo al quintale legna da cammino 50/60 cm 10 euro
    2022/2023 prezzo al quintale legna da cammino 50/60 cm 12 euro.
    i boschi in questione ricadono in un parco regionale , devo richiedere permessi a diversi enti. spesso assurdi , anche considerando la natura del castagno.
    Non gioisco nel tagliare , e nel vedere un bosco appena tagliato, ma se è sostenibile, al momento ne abbiamo ancora bisogno, spero arriveremo un giorno a non dover piu tagliare nessun albero, scusate se mi ripeto, stiamo parlando di vere e proprie coltivazioni, che hanno 500 anni e sono ancora li, coltivazioni con valore ambientale, ma pur sempre coltivazioni , monocolture , e perciò fragili, se non vengono piu tagliate da dove verra il legno di cui purtroppo abbiamo ancora bisogno, amazzonia , borneo , canada o altre foreste originarie.
    Sono gia alcuni anni che sto lasciando una parte dei boschi ad alto fusto , dopo averli preparati , per ora sono in piena salute , diversi tecnici mi dicono che vanno tagliati , inclusi quelli che lavorano per il Parco regionale, per il bene stesso del bosco e per non farlo seccare, credo piu in Madre Natura che hai tecnici,e quindi,proseguo in questo esperimento.
    Grato di poter dialogare di boschi , hai quali sono particolarmente affezionato, e ricevere informazioni ampliando la mia conoscienza per la loro Cura/Gestione.
    Cordiali Saluti
    Alfredo

  3. Ho voluto documentarmi dopo esser stato contattato x tagliare una porzione di bosco appartenente ad mio nonno in Abruzzo. Dato che è comproprietario anche lo zio, lui più interessato al denaro appresciendere la somma, mentre x me guardo più al bosco, farò una breve relazione prima di incontrarlo. Grazie per le ottime e semplici delucidazioni. Ahh il Ns bosco e di querce e situato nel parco nazionale del G. Sasso e monti della Laga. Nn dovrebbe essere vietato?? Grazie.

    1. Nei Parchi Nazionali è vietato tagliare alberi solo nelle zone a protezione integrale (zone “A”) . In tutte le altre aree biosogna attenersi alle regole del Parco, ma non è vietato tagliare.

  4. I calcoli della CO2 sono numericamente corretti, ma fuorvianti: le emissioni di CO2 da materiale biogenico sono “neutre”, mentre quelle delle auto sono “fossili” quindi contribuiscono all’effetto serra. E’ un criterio discutibile, ma è quello ufficiale, mai come in questo caso si applica il proverbio dura lex sed lex. E’ chiaro che se si tagliano gli alberi e non si ripiantano, allora si avrà un’emissione “netta” anziché “neutra”, ma questo dipende dalla gestione boschiva. Importante sottolineare che il calcolo delle sole emissioni di CO2 è un criterio “semiscientifico”: i politici ignorano l’emissione di particolato: da questo punto di vista la combustione della legna in stufe o caminetti privi di sonda lambda per il controllo dei gas di scarico è peggio di quella del gasolio. Quindi l’impatto ambientale della combustione dipende dall’impianto, non si può generalizzare.
    Non mi quadra il dato 8 €/quintale, la legna in ciocchi costa mediamente 12 – 15 €/q + costo di trasporto, da dove ha tratto il prezzo?
    Comunque sono d’accordo con Lei che i servizi ambientali che fornisce un bosco valgono di più della semplice legna da ardere, specialmente se si tratta di un bosco naturale. Il prelievo di biomassa andrebbe limitato ai soli esemplari infetti, e alle ramaglie. Bisognerebbe anche stabilire delle leggi sulla restituzione di C al suolo, aspetto trascurato dagli “illuminati” di Bruxelles. Almeno il fogliame e rami fini, se non sono infetti da parassiti, dovrebbero essere lasciati sul terreno, ed il deficit andrebbe complementato con C organico da fanghi, digestati o compost. Idem con il bilancio d’azoto. Dovendo quantificare, sono molte le variabili da prendere in cosiderazione, il criterio della sola CO2 è troppo riduttivo.

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