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Il taglio nei boschi giustificato dal fatto che gli alberi aumentano di volume con l’età.

Nei suoi boschi il FFI non effettua e non autorizza tagli di alberi a scopo economico o di utilità perché ritiene che in Italia si tagli troppo.

Non tutti la pensano come il FFI e c’è chi sostiene che in Italia i “prelievi forestali” possono aumentare senza che ciò danneggi l’ambiente. A sostegno della loro opinione essi generalmente ripetono due affermazioni:

  1. “in Italia i prelievi sono il 40% dell’incremento annuale”.
  2. “la superficie boschiva italiana aumenta”

Le due affermazioni, seppur basate su dati stimati da tecnici e scienziati competenti, in realtà non provano la sostenibilità ecologica e ambientale dei tagli.

La prima affermazione è discussa qui di seguito, la seconda nell’articolo che trovate a questo link.


In Italia i prelievi sono il 40% dell’incremento annuale

Ai non laureati in scienze forestali, la frase “i prelievi sono il 40% dell’incremento annuale” suggerisce che si taglia solo il 40% dei nuovi alberi, magari di quelli cresciuti nei numerosi terreni agricoli abbandonati, probabilmente quelli che hanno raggiunto una certa dimensione.

Invece il significato della frase è diverso da quello che sembra perché i dottori forestali intendono sia i prelievi che l’incremento annuale in termini di volumi di legno e ciò ha notevoli ripercussioni.

  • l’incremento annuale indica di quanto le piante esistenti sono cresciute di volume in un anno grazie alla loro naturale crescita che le porta ad allargarsi e ad allungarsi  1 2
  • il prelievo è il volume del legno sottratto dall’uomo al bosco e, non potendo ovviamente “scorticare” gli alberi di quanto sono accresciuti, il prelievo si effettua tagliando alberi sani e adulti.


Quindi si mettono a confronto la somma dei minimi aumenti di volume dovuti al naturale accrescimento di tutte le piante d’Italia (l’incremento annuale) con la somma dei volumi delle piante abbattute (il prelievo).  

I sostenitori dei tagli fanno spesso un parallelo tra il tasso d’interesse in ambito economico e il tasso di incremento dei boschi e affermano che tagliare solo il 40% dell’incremento annuale è come spendere il 40% dell’interesse maturato e pertanto non si intacca il capitale. Ma questo parallelo è evidentemente falso dato che nella realtà si tagliano alberi (il capitale) e non gli accrescimenti annuali degli alberi esistenti (l’interesse maturato) .  

Guardiamo i numeri. Il rapporto INFC2015 3 stima che in Italia nel 2015:

  • gli alberi erano 11,4 miliardi
  • il volume totale dei fusti era di circa 1,5 miliardi di metri cubi
  • l’incremento annuale era di 37 milioni di metri cubi
  • l’incremento annuale medio per ettaro era di 4,1 metri cubi

Assumiamo che questi valori siano validi ancora oggi e immaginiamo che i boschi italiani siano costituiti di latifoglie standard tutte uguali, altezza 12 metri e diametro (a 130 cm da terra) di 30 centimetri. Tali alberi standard avrebbero ciascuno un volume di 0,61 metri cubi (formula di Bouvard).

Il 40% dell’incremento annuo per l’intera Italia vale 14,8 milioni di metri cubi, corrispondente al taglio di 24 milioni dei suddetti alberi ideali.

Quindi, l’affermazione che “i prelievi sono il 40% dell’incremento annuale” permette di dire che i boschi crescono anche quando si tagliano ogni anno 24 Milioni di alberi alti 12 metri. Bella crescita davvero!!

Addirittura, chi volesse giustificare il taglio di 60 milioni di tali alberi potrebbe dire che non intacca il patrimonio forestale perché preleva solo l’incremento annuale.

Il 40% dell’incremento annuo per ettaro vale 1,64 metri cubi, corrispondente al taglio di 2,6 dei suddetti alberi ideali.

C’è poi un secondo aspetto da considerare: i prelievi non sono effettuati sull’intero territorio nazionale ma, a rotazione, solo sulle particelle di anno in anno sottoposte a taglio. Ciò significa che in quelle particelle non saranno tagliati solo 2,6 alberi per ettaro, ma molti di più come ben sanno tutti coloro che vedono boschi sottoposti al taglio. Queste “ferite” sono dannose in termini ecologici, senza contare che spesso causano dissesto idrogeologico.

Un terzo aspetto da considerare è che in Italia l’80% del legno tagliato viene bruciato sotto forma di legna o pellet quindi, dato che la combustione di 1 metro cubo di legno produce all’incirca 1 tonnellata di CO2, e dato che l’80% di 14,8 milioni di metri cubi vale  circa 12 milioni, ne risulta che ogni anno dalla combustione del legno tagliato emettiamo in atmosfera 12 milioni di tonnellate di CO2.

In definitiva, l’affermazione “i prelievi sono il 40% dell’incremento annuale“, seppur veritiera, è adatta nell’ambito delle attività economiche legate all’utilizzo del legno, ma non dovrebbe essere utilizzata per dire che i boschi aumentano e tanto meno per giustificare la sostenibilità ecologica e ambientale dei tagli, perché da essa non la si deduce.


Riferimenti:


  1. cubatura_legname (ruralp.it) ↩︎
  2. “Errors in estimating volume increments of forest trees” Federico Magnani, Sabrina Raddi – Forest@ – Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 11, Pages 38-44 (2014) doi: https://doi.org/10.3832/efor1182-011 Published: Feb 26, 2014 – Copyright © 2014 SISEF ↩︎
  3. https://www.inventarioforestale.org/it/statistiche_infc/ ↩︎

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