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La superficie boschiva aumenta (?) ma il numero degli alberi diminuisce!

Nei suoi boschi il FFI non effettua e non autorizza tagli di alberi a scopo economico o di utilità perché ritiene che in Italia si tagli troppo.

Non tutti la pensano come il FFI e c’è chi sostiene che in Italia i “prelievi forestali” possono aumentare senza che ciò danneggi l’ambiente. A sostegno della loro opinione essi generalmente ripetono due affermazioni:

  1. “in Italia i prelievi sono il 40% dell’incremento annuale”.
  2. “la superficie boschiva italiana aumenta”

Le due affermazioni, seppur basate su dati stimati da tecnici e scienziati competenti, in realtà non provano la sostenibilità ecologica e ambientale dei tagli.

La prima affermazione è discussa nell’articolo che trovate a questo link, la seconda è discussa qui di seguito.


La superficie boschiva italiana aumenta

Se la superficie boschiva aumenta, come la mettiamo con le tantissime scene di tagli che vediamo svuotare e deturpare i nostri boschi? Siamo forse noi ambientalisti che esageriamo nell’interpretare tali situazioni facendoci prendere la mano dal nostro sentimentalismo?

Per arrivare ad una risposta, dobbiamo capire cosa si intende per superficie boschiva, il che ci porta alla definizione di bosco. Prendiamo la definizione INFC, che ricalca quella FAO:

Bosco: Territorio con copertura arborea maggiore del 10% su un’estensione maggiore di 0,5 ha. Gli alberi devono poter raggiungere un’altezza minima di 5 m a maturità in situ. Può trattarsi di formazioni chiuse o aperte. Soprassuoli forestali giovani, anche se derivati da piantagione, o aree temporaneamente scoperte per cause naturali o per l’intervento dell’uomo, ma suscettibili di ricopertura a breve termine secondo i requisiti sopra indicati, sono inclusi nella definizione di bosco. Sono inoltre inclusi: vivai forestali e arboreti da seme (che costituiscono parte integrante del bosco); strade forestali, fratte tagliate, fasce tagliafuoco e altre piccole aperture del bosco; boschi inclusi in parchi nazionali, riserve naturali e altre aree protette; barriere frangivento e fasce boscate di larghezza superiore a 20 m, purché maggiori di 0,5 ha. Sono incluse anche le piantagioni finalizzate a scopi forestali comprese quelle di alberi da gomma e le sugherete.

Quel limite di copertura arborea del 10% che serve a definire un bosco implica che un bosco rimane considerato tale anche quando è ridotto ai minimi termini, purché la copertura arborea non scenda sotto tale valore. Pertanto, a meno di un cambio definitivo di uso del suolo (che renderebbe impossibile la ricopertura a breve termine) un bosco, per come è definito, smette di essere tale solo in presenza di tagli (autorizzati o meno) che ne abbattano oltre il 90% della copertura arborea.

Quindi un terreno di 5000 mq rimane considerato boschivo fintanto che le chiome degli alberi coprono un’area maggiore di 500 mq e, tanto per esempio, un bosco di 5000mq viene considerato tale anche quando gli è stata tolta il 90% della copertura arborea!

Pertanto, i boschi italiani per come sono definiti, non possono mai diminuire di estensione, a meno di cambi d’uso del suolo o di terribili deforestazioni illegali.

In presenza di soli tagli autorizzati, la superficie boschiva non diminuisce mai.  Anzi, a dire la verità, non scenderebbe neppure se si decimassero (in termini di copertura arborea) in modo omogeneo tutti i boschi italiani, alto fusti compresi, cosa fortunatamente illegale!

Ma se non può diminuire, in che modo la superficie boschiva aumenta?

Non certo perché qualche territorio conquistato dal cemento o dall’asfalto torna alla natura, cosa in teoria possibile, ma non certo credibile nell’Italia di oggi! L’unica cosa che può fare aumentare la superficie boschiva è la lenta rinaturalizzazione dei terreni agricoli abbandonati dall’agricoltura tradizionale. Non risulta infatti che l’agricoltura intensiva stia abbandonando terreni.

Si noti che la definizione di bosco NON impone che la copertura arborea sia ad opera di alberi maturi, quindi essi possono essere anche alberelli da poco spuntati purché appartenenti a specie che in quel luogo raggiungono i 5 metri. Il risultato è che un prato alla fase iniziale di successione secondaria perché da poco abbandonato dall’agricoltura, purché abbia una copertura del 10% di alberelli è, molto ottimisticamente, definito bosco!

È comunque evidente che la superficie boschiva come sopra definita non è un parametro idoneo ad indicare lo stato dei boschi.

Al suo posto, ad esempio, si potrebbero utilizzare la copertura arborea (in ettari) da alberi maturi o il numero degli alberi maturi vivi, sperando che l’uso di nuove e migliori tecnologie di telerilevamento, magari associate all’uso di Intelligenza Artificiale, possano darci stime sempre più precise e frequenti.

INFC non stima il numero di alberi maturi vivi, ma solo il numero di alberi vivi, ma già utilizzando tale stima, anziché la superficie boschiva, otteniamo una descrizione più aderente a ciò che vediamo ogni giorno.

Infatti, dal 2005 al 2015 il numero degli alberi vivi in “boschi alti” è diminuito del 3,7% anche se la superficie boschiva è aumentata della stessa percentuale!! Per non parlare degli alberi in castagneti che sono diminuiti del 16,1%

INFC 20051INFC 20152da 2005 a 2015
superficie boschiva (ha)
8.759.200 9.085.186+3,7%
n. alberi in boschi alti11.871.236.070 11.428.083.343-3,7%
n. alberi in Cerrete, boschi di Farnetto, Fragno e Vallonea1.449.196.5471.423.466.034 -1,7%
n. alberi in Castagneti1.145.570.342960.286.33316,1%
n. alberi in Ostrieti, Carpineti1.879.750.8391.855.563.618-1,2%


Se a fronte di un aumento di superficie boschiva il numero di alberi diminuisce, allora è evidente che i boschi italiani hanno seri problemi. Alla faccia del “tutto va ben madama la marchesa”!

Riferimenti:


  1. INFC 2005 sian.it/inventarioforestale superfici da Allegato1, n. alberi da Allegato 421 ↩︎
  2. INFC 2015 inventarioforestale.org superfici da S2.1 tab. 1.1_2015 , n. alberi da Q1.1.1-2-3 tab. 1.1.1_2015 ↩︎

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